AyD

"I colori delle mie emozioni, robusti e silenziosi nell'incertezza del mio vivere..."

domenica 4 marzo 2012

La stanza era in penombra...




La stanza era in penombra, guizzi improvvisi di luce dalle persiane accostate illuminavano vortici di pulviscolo dorato che si innalzavano danzando per poi diluirsi attraverso le fessure delle imposte.
Una donna dall’ovale morbido e pieno, si muoveva negli spazi con sicurezza, il corpo non tradiva la sua età né la stanchezza.
Riordinava la casa con affetto ed attenzione…lisciava una piega del sofà, toglieva un baffo di polvere dal candelabro,  puliva il vetro del tavolo accarezzandolo complice mentre la superficie le rimandava un volto senza rughe…
Il tempo sembrava essersi fermato per lei, occhi grandi e labbra generose nascondevano i suoi pensieri ed a volte le donavano una falsa sicurezza.
Elena proseguiva a riordinare il soggiorno riflettendo tra sé e sé, ricordi diversi affluivano ostinati come lo scorrere di un fiume, si mescolavano ai granelli di polvere per adagiarsi  intorno con la fragranza della cera profumata.
Gli  occhi bruciavano, la lingua nervosa accarezzava labbra colme di  amarezza mentre le mani veloci e nervose continuavano a riordinare in una sorta di automatismo ripetitivo. La donna sembrava ascoltare le note che arrivavano dal vecchio stereo, uno schermo illuminato rimandava toni violacei e azzurrini mentre un’emoticon continuava a rimbalzare da sud ad ovest…le parole erano arrivate improvvise via mail, le aveva lette e rilette nuovamente cercando di afferrarne il senso, cercando di scoprire le ragioni che le avevano prodotte, cercando di recuperare dalla memoria le cause che le avevano   annunciate.
Un uomo e una donna, il suo uomo e un’altra donna, un equivoco, uno sciocco equivoco, così lo aveva definito Roberto.
Le parole, piccole mosche nere svolazzavano sulla pagina web, si infiltravano veloci negli spazi dell’anima, invadevano ogni piccolo anfratto del corpo, ogni centimetro d’epidermide.
Il virtuale si era insinuato velocemente per non restare solo probabile, appropriandosi delle sue paure e perplessità, distruggendo ogni bene acquisito…tutte le certezze.
Elena proseguiva a guardare tra gli spiragli della finestra, aspettava di vederlo arrivare con il suo sorriso timido, con il suo nascondersi dietro una tranquillità artefatta…

…Era un giorno di maggio, assolato e caldo, una primavera singolare che anticipava la calura estiva…l’intensità del desiderio si era mantenuta paradossalmente intatta nel tempo e nella memoria…
Una innata timidezza portava Elena a temere quell’incontro, la faceva sentire a disagio per la sua altezza, per l’abbigliamento colorato e fuori moda che tentava di mimetizzare i riflessi accesi dei capelli.
Un sole impietoso amplificava il senso di malessere, il corpo fradicio di sudore si era trasformato in un fardello ingombrante e fastidioso che accresceva a dismisura la sensazione di sentirsi fuori luogo.
Incontro voluto, atteso, desiderato da tempo…
Elena non si chiese se avesse sbagliato modalità e tempi,  un’accanita frenesia continuava ad alimentare il fuoco che la portava a bruciare le distanze ed ogni eventuale ragionamento. Il suo corpo e la sua vitalità desideravano quell’incontro, unico appiglio per un’anima in fuga.

All’improvviso non ebbe più timori, smise di pensare di essere arrivata fuori tempo massimo…una berlina blu era apparsa al limite della strada, l’auto non pose domande ma l’accolse nella frescura e nel silenzio per cancellare ogni possibile ripensamento.
La preoccupazione di essere sola con lui non le vietò di osservare il volto dell’uomo dove sembravano mescolarsi tenerezza e allegria, le mani energiche accarezzavano il volante e guidavano con sicurezza offrendo appigli di serenità che annullavano le perplessità che la donna ancora avvertiva con violenza.
Era stato un conoscersi rapido e incontenibile tra le parole del web, un inseguirsi di affanni e gioia, di false verità e improbabili  certezze…Elena ora percepiva con forza la paura di trovarsi sola con lui, una paura che chiudeva lo stomaco, toglieva il respiro, la portava a desiderare di riafferrare i primi momenti che l’univano a lui…
Pochi secondi potevano bastare per cancellare ogni serenità apparente, ogni intuizione d’affetto in cui aveva creduto precedentemente…solo pochi secondi per annullare ogni ragionamento, ogni momento sereno vissuto, solo pochi attimi per lasciarsi sfuggire la sua anima.

Elena continuava a spostare e a risistemare oggetti…una penna, una rosa essiccata, una luce ad intermittenza oramai superata dai Leed, un vecchio blocco notes…briciole di un passato remoto, gocce inutili di memoria.
Le ante della finestra si aprirono all’improvviso e una folata di vento cambiò nuovamente ordine agli oggetti, il silenzio venne infranto dai petali che cadevano sul tappeto sparpagliati tra i colori caldi e morbidi.
I suoi piedi cercarono di schivarli ma li sbriciolarono in un solo attimo, entrò il sole e un raggio allegro e vivace trasfigurò la stanza in un cangiante caleidoscopio che annullò definitivamente ogni residuo d’ombra.
Elena uscì e chiuse casa incamminandosi nel giardino…aria, aveva bisogno di respirare aria, aveva un estremo bisogno di luce e di certezze…chiamò con vivacità suo figlio, ed il sorriso luminoso che si affacciò nel suo sguardo cancellò quei ricordi  inutili e sterili che non avrebbero potuto mai distruggere la sua felicità…


Aliceydulcinea
alias Maria Vittoria

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