Era all’imbrunire del
giorno che dalla vecchia panchina osservava i giovani passare, mentre
biascicava logori e incomprensibili discorsi che inseguivano il delirio
inarrestabile dei suoi pensieri.
Osservava…pensava e tornava
di nuovo a sognare, lo sguardo appassito accennava un sorriso e la
Giovanna tornava ad essere quella d’allora: la ragazza dai seni grandi e dagli
occhi ribelli che invitava gli uomini con un ammiccare, con l’impercettibile
assenso delle palpebre.
Era in un vecchio garage
che accoglieva i clienti: un letto cigolante e colorato di rosso camuffava un
lavandino scrostato che lasciava sfuggire il tempo goccia dopo goccia. A volte
arrivavano piccoli doni che la Giovanna ghermiva con lo scatto pronto di una
gazza per mostrarli all’unico raggio di luce…una spilla d’ottone, un anellino
informe d’oro rosso o un orecchino malandato sfuggito all’occhio accorto di una
moglie.
In una strampalata danza la
Giovanna ancheggiava con le sue grosse e robuste forme…le braccia corte si
muovevano nell’aria mentre le lunghe gambe saltellavano come salta qua e là la
grassa pica fischiettando un motivetto allegro…
I capelli ricordavano
quelli delle bambole di terraglia, stropicciati ed aderenti al capo, trattenuti
da cordoncini sfilacciati di lana rossa e oro… Amava il rosso la
Giovanna, le ricordava il focolare acceso,
il calore dell’estate, il
sole che scioglie il suo colore nel tramonto estivo, il sangue che scorre
veloce nelle vene.
Aveva sempre donato sorrisi
di bimba e sogni svagati mentre l’acquaio ritmava i minuti, le ore e gli
incontri…ogni volta un uomo diverso sebbene uguale.
Il mattino di quel giovedì
la porta della Giovanna restò chiusa, dall’arcata superiore occhieggiava lo
squarcio di un vetro sbilenco, nessun rumore né suono, né cigolar di molle
o incerto ciabattare…
Fu solo a tarda notte che
la trovarono, quando l’Antonio uscì per richiamare i cani… entrato quasi di
nascosto, gli occhi rivolti vergognosi a terra quasi a nascondere la conoscenza
e l’uso del locale…
Quanti sorrisi e sussurri,
quante eccitazioni rubate di nascosto…le malandate mura raccontavano gemiti e
sospiri mentre ombre curve e solitarie si allontanavano furtive.
Si era addormentata la
Giovanna indossando i pochi ricordi sgualciti, stringendo al seno tesori che
non le avevano dato né fama né ricchezza… il piccolo e malandato cerchio d’oro
rosso rotolato in terra tra grumi di polvere e sporcizia.
Se ne era andata in
silenzio tallonata dai ricordi, con l’affanno di portare con sé solo il buono
dei suoi giorni, le dita afferravano ancora una foto scolorita e logora,
Lorenzo, quel giovane dal viso sognante e lo sguardo ribelle…
Quel figlio senza padre che non aveva mai potuto riconoscere…quel ragazzo educato dalla pietà di beghine e benpensanti, quel figlio a cui la società aveva regalato compassione negandogli però ogni sorta di amore e perfino il più semplice dei desideri…conoscere il nome di sua madre per ricompensarla del suo "essere uomo".
Quel figlio senza padre che non aveva mai potuto riconoscere…quel ragazzo educato dalla pietà di beghine e benpensanti, quel figlio a cui la società aveva regalato compassione negandogli però ogni sorta di amore e perfino il più semplice dei desideri…conoscere il nome di sua madre per ricompensarla del suo "essere uomo".
Aliceydulcinea alias Maria Vittoria